Investire in ricerca e sviluppo non è solo un’opportunità di crescita per le imprese, ma anche una delle vie più efficaci per ottenere un credito d’imposta significativo. Questa agevolazione è pensata per supportare le aziende italiane nei loro percorsi di innovazione, stimolando lo sviluppo tecnologico e scientifico.
Se stai cercando di capire come funziona il credito d’imposta per la ricerca e sviluppo, a chi si rivolge, quali spese puoi includere e come fare per ottenerlo, in questo articolo trovi tutte le risposte!
Che cos’è il credito d’imposta per ricerca e sviluppo
Il credito d’imposta per ricerca e sviluppo è un’agevolazione fiscale introdotta per incentivare gli investimenti in attività ad alto valore aggiunto, favorendo la crescita tecnologica del tessuto imprenditoriale italiano. Serve a recuperare parte delle spese sostenute per progetti che migliorano prodotti, servizi, processi o conoscenze, stimolando al contempo l’occupazione qualificata.
È quindi uno strumento strategico, pensato per le imprese che vogliono restare competitive nel medio-lungo periodo, investendo in innovazione.
Chi può beneficiare del credito d’imposta per ricerca e sviluppo
Il credito è accessibile a tutte le imprese residenti in Italia, indipendentemente:
- dalla dimensione,
- dal settore di attività,
- dal regime contabile.
Rientrano anche le stabili organizzazioni di soggetti non residenti.
Sono escluse le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa o soggette a sanzioni interdittive. Inoltre, per accedere al credito, è obbligatorio essere in regola con:
- il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali;
- le normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Quali attività rientrano nel credito d’imposta
I criteri per la corretta classificazione delle attività ammissibili sono indicati dal decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 26 maggio 2020. Secondo la normativa, sono considerate ammissibili al credito le seguenti attività:
- Ricerca fondamentale: lavori teorici o sperimentali senza applicazioni immediate, finalizzati ad acquisire nuove conoscenze.
- Ricerca industriale: sviluppo di nuovi concetti, prodotti o processi, spesso in fase pre-competitiva.
- Sviluppo sperimentale: applicazione pratica delle conoscenze per migliorare significativamente processi esistenti o crearne di nuovi.
Quali sono gli importi del credito d’imposta
L’ammontare del credito d’imposta per ricerca e sviluppo cambia a seconda del periodo in cui vengono sostenute le spese. Tutti i costi devono però essere considerati al netto di eventuali contributi pubblici ricevuti.
Aliquote per gli anni 2024–2025
Nel biennio 2024–2025, le imprese possono beneficiare delle seguenti aliquote:
- 10% per le attività di ricerca e sviluppo, fino a un massimo di 5 milioni di euro annui
- 5% per l’innovazione tecnologica, con limite di 2 milioni di euro
- 5% (fino a 4 milioni di euro) per l’innovazione tecnologica legata alla transizione ecologica e all’innovazione digitale 4.0
- 5% per attività di design e ideazione estetica, fino a 2 milioni di euro
Tutti i crediti maturati sono utilizzabili in compensazione, suddivisi in tre quote annuali di pari importo, a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in cui è stato effettuato l’investimento.
Aliquote per gli anni 2026–2031
A partire dal 2026 e fino al 2031, resta invariata solo l’agevolazione per la ricerca e sviluppo:
- 10% fino a un massimo di 5 milioni di euro all’anno
Anche in questo caso, il credito va utilizzato in tre quote annuali, in compensazione tramite modello F24.
Quali sono le spese ammissibili?
Le spese che possono essere incluse nel calcolo del credito sono dettagliate e suddivise in sei categorie principali.
Spese di personale
Sono incluse le retribuzioni di ricercatori e tecnici coinvolti direttamente nei progetti. La spesa relativa viene maggiorata del 150% se l’impresa assume:
- personale under 35,
- al primo impiego,
- con dottorato o laurea magistrale tecnico-scientifica,
- con contratto a tempo indeterminato.
Ammortamenti e canoni
Comprendono:
- quote di ammortamento,
- canoni di locazione finanziaria o semplice,
- spese relative a beni materiali mobili e software usati nei progetti.
Sono agevolabili nel limite del 30% delle spese di personale.
Contratti di ricerca con soggetti esterni
È possibile includere le spese per:
- attività di ricerca e sviluppo commissionate a soggetti terzi.
Se i contratti sono stipulati con università, enti pubblici di ricerca o start-up innovative italiane, l’importo è maggiorato del 150%. Ammissibili anche contratti con soggetti esteri, purché residenti in paesi UE, SEE o inseriti nella white list ministeriale.
Acquisto di privative industriali
Riguarda l’acquisto o la licenza d’uso di:
- invenzioni industriali o biotecnologiche,
- topografie di semiconduttori,
- varietà vegetali.
Sono agevolabili solo se acquistati da soggetti esterni al gruppo societario e il limite massimo è di 1 milione di euro.
Servizi di consulenza
Sono ammissibili se direttamente connessi alle attività di ricerca e sviluppo e se i consulenti risiedono in Italia o in uno Stato UE/SEE.
Il tetto massimo è il 20% delle spese di personale o dei contratti esterni.
Materiali e forniture
Sono incluse anche le spese per materiali, prototipi e forniture impiegati nei progetti interni, entro il limite del 30% delle spese di personale o dei costi contrattuali esterni.
Adempimenti necessari per ottenere il credito d’imposta
Per accedere al credito d’imposta per la ricerca e sviluppo, le imprese devono rispettare una serie di adempimenti formali. In primo luogo, è necessario trasmettere una comunicazione al Ministero dello Sviluppo Economico e farsi rilasciare una certificazione delle spese ammissibili da parte di un revisore legale. Per le aziende non soggette a revisione obbligatoria, il costo della certificazione può essere recuperato come credito d’imposta, fino a un massimo di 5.000 euro.
Un ulteriore passaggio fondamentale è la redazione di una relazione tecnica asseverata, che descriva in modo dettagliato finalità, contenuti e risultati dei progetti realizzati. Questo documento deve essere conservato per eventuali controlli e redatto da un responsabile interno o esterno, controfirmato dal legale rappresentante.
Con l’introduzione del Decreto-Legge n. 39 del 29 marzo 2024, sono stati aggiunti nuovi obblighi di comunicazione:
- Per gli investimenti effettuati tra il 1° gennaio e il 29 marzo 2024, è richiesta una comunicazione telematica di completamento, da inviare tramite il portale informatico del GSE.
- Per gli investimenti avviati dal 30 marzo 2024 in poi, le imprese devono comunicare in via preventiva, sempre attraverso il sito del GSE, l’importo totale previsto, la distribuzione negli anni del credito e i tempi di fruizione. Una volta completati gli investimenti, la comunicazione va aggiornata.
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